Alla ricerca di partiti autentici: Politica, potere e speranza

inclusione liberale

Scrivevo nel precedente pezzo: la politica è morta. Si tratta di un’affermazione forte. Sento il bisogno di rispondere alle naturali, ovvie domande: quando, come, perché? La caduta del muro di Berlino ed il successivo disfacimento dell’impero sovietico, hanno segnato sul piano internazionale la fine della guerra fredda, ma in Italia, dove c’era il più forte Partito Comunista dell’Occidente, era inammissibile pensare ad una semplice resa.
I diversi cambi di nome non furono sufficienti a cancellare circa quarant’anni di militanza comunista e alla rinuncia alla presunta superiorità morale, coltivata per tutto quel tempo e rafforzata da una insopportabile e convinta postura politica di Berlinguer.

Fu necessario il patto scellerato con le Procure, da cui nacque mani pulite, con gli arresti a raffica e infine le bombe di Palermo per abbattere una classe politica, imprenditoriale e amministrativa che per quarant’anni aveva, nel bene e nel male, governato il Paese. Il terremoto travolse tutte le forze politiche, compreso il piccolo PLI.

Da quelle macerie non risorse nulla di quanto aveva bene o male governato per quarant’anni e certamente con alcuni grandi successi (la Carta Costituzionale, la Nato, il miracolo economico, i primi passi dell’Europa, la crescita morale e civile). Tutto fu cancellato in una breve stagione dominata da Borrelli, Di Pietro e dal coro unanime di sostegno di tutti i media, compresi quelli berlusconiani.
Il PCI, nelle diverse successive proprie denominazioni, pur alleato delle Procure, riuscì a conquistare la fiducia degli italiani. Nacquero così i partiti padronali. Il primo ed il più geniale fu quello di Berlusconi, poi vi fu il colpo di genio di Grillo.

Tutti i nuovi partiti furono padronali, le leggi elettorali permisero di trasformare il Parlamento in un luogo di servitori obbedienti. Altro che aula sorda e grigia! molto peggio: un semplice ovile. Ovviamente non c’era posto per i vecchi soggetti politici caratterizzati da riferimenti ideali e valoriali. Il PLI ha tentato di risorgere, ma non c’è l’ha fatta e non avrebbe mai potuto.

Che senso ha allora riprendere il cammino adesso: vale innanzi tutto come testimonianza, e non è poco, ma al medesimo tempo, nutrendo la speranza che un sistema che mostra ogni giorno palesi difficoltà a reggere, possa crollare. Quello sarà il momento in cui alla politica della finzione, che ha bisogno di ricorrere a vecchi argomenti, come il pericolo del risorgente fascismo, potrà emergere un diffuso desiderio di tornare ai partiti veri (quelli fondati su culture diverse e contrapposte) che potrebbero spazzar via gli attuali potentati padronali.

Non sarà semplice, ma lo considero inevitabile e questo ci impone di tenerci pronti! Forza PLI!!!

Partito Liberale italiano, fondato sull'impostazione liberale, liberista e laica dello Stato.

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